Rassegna Stampa “Il mio posto è in un campo di grano”

“VINCENT, COLORE E VITA”
SPETTACOLO IN PRIMA NAZIONALE A VILLA DE NARO

Giorgio Buscema
La Sicilia 12/08/2001

 

Modica (Rg) – Spettacolo su Van Gogh in prima assoluta nazionale. La produzione della Gioventù Musicale d’Italia dal titolo Vincent, colore e vita, scritta e diretta da Angelo Ruta, non poteva che trovare riscontro in un grande successo. Nella splendida cornice dell’ottocentesca villa modicana della famiglia De Naro Papa, il personaggio di Van Gogh ha preso il via con la prima di uno spettacolo attoriale e musicale di grande livello. Nel ruolo di Vincent l’attore Pietro Pignatelli, al pianoforte Stefano Battaglia, mentre servo di scena è stata una splendida Angela De Matteo.
“Lo spettacolo si avvale di un testo scritto – dice Angelo Ruta – sulle corde di Pignatelli e Battaglia”. Sono state le lettere del celebre pittore a guidare l’autore, alla sua prima regia teatrale, nella stesura di dialoghi dalla forte connotazione emotiva. Dopo Modica e Ragusa, lo spettacolo andrà a Milano e in altre città del Nord. A cinquant’anni dalla fondazione della Gioventù Musicale d’Italia, Vincent, colore e vita (partitura teatrale per un attore, un suonatore di piano e un servo di scena) rappresenta una produzione che interpreta lo spirito dell’associazione, che è quello di promuovere e far collaborare tra loro giovani artisti e ripensare il modo di fare musica, spettacolo e cultura.

 

LE PIETRE, I COLORI, LE VOCI

Carmelo Arezzo
La Provincia di Ragusa – Anno XVI, n° 5 – 2001

 

(…) Un recupero della figura di Van Gogh, nato, un paio di anni fa, per caso, nella mente dell’attore napoletano Pietro Pignatelli e poi rivestito della sapienza di un pianista, Stefano Battaglia, che ha nella sua vocazione musicale un temperamento che sembra affiancare, senza disturbarli, la corposità calda della tradizione mediterranea e l’algida atmosfera mitteleuropea, è diventato, per mano di Angelo Ruta, una partitura teatrale dal ritmo magico, segnata da una regia partecipata che mi ha dato la sensazione di uno sguardo attonito con il quale un pittore avrebbe potuto guardare un pittore.
Questa è la caratteristica di Vincent, colore e vita, prezioso lavoro teatrale che non solo dosa con grande gusto ed equilibrio la musica di Stefano Battaglia con le parole dette e gridate (anche quando sono il sottovoce dell’emarginazione e della paura) di Pignatelli-Van Gogh, in una scena curata da Giusi Digrandi, che non si è lasciata banalmente coinvolgere dai quadri di Van Gogh, pur facendone tesoro con riferimenti visibili all’oggettistica e all’estetica del pittore olandese.
Il Van Gogh che si fa protagonista della narrazione di Ruta, accompagnato da una bravissima Angela De Matteo, che del “servo di scena” ha lo spessore della fatica e l’eleganza silenziosa del trait-d’union, è allora soprattutto l’uomo più che l’artista, il sofferente che patisce l’emarginazione e i conflitti di autoanalisi, piuttosto che il creativo che si nutre di luce e di colore; ma poi, ed è il patrimonio della proposta teatrale di Ruta, si può inventare la figura di un artista senza ritrovarne la dimensione esistenziale, di carne e di sangue che appartiene a tutti, o quella di un uomo che realizza i suoi sogni sulla tela senza ridisegnarne anche la duttilità pittorica e la padronanza della tavolozza? (…)

 

VAN GOGH A MODICA
Rappresentazione in prima assoluta

Carmela Giannì
Dialogo, ottobre 2001

 

(…) Un felice connubio tra musica e teatro, uno sposalizio perfetto realizzato in una scena essenziale, che esalta un monologo di alta tensione lirica sulla vita travagliata e travolgente del pittore. Una trama intrecciata tra colore e vita, che nominando l’uno svela l’altra, ne dipinge il senso, il dispiegarsi nel tempo, lo scorrere degli anni, tra istituzione ospedaliera e solitudine, un tessere senso dell’esistere, intrecciando dolore e stupore, sofferenza a troce e senso fantastico, sogno e tristezza, incanto e pietà, passione e abbandono, affetto condiviso ed esclusione sociale, difficoltà quotidiane e sogno trasognato, vita intensa e pause infinite.
Dice di colori, della loro miscela, delle polveri, dei solventi, delle tele, ma narra della vita, dell’alambiccarsi alla ricerca di senso, dell’energia necessaria per dare forma compiuta ed estetica al vivere. Svela il dolore della ricerca costante, della tensione, dello sfinimento di un bilancio a perdere che la vita gli consegna, come a ciascuno consegna.
Dice di una consapevolezza cruda, di un candore sacro verso l’amore, verso il dono di sé. Svela l’utopia del diventare quello che i genitori lo avrebbero voluto, quello che la società si sarebbe atteso dal figlio di un pastore. La sua vita accarezza mete che mai raggiunge, incontra invece l’incanto che finisce col contagiare chi gli sta a fianco, come l’infermiera dell’ospedale, forte della sicumera dei normali, che lo accontenta guardando per lui i colori del monte attraverso la finestra, in modo che possa dipingerli senza uscire; e finendo poi per scoprire, lei stessa, un mondo di colori prima mai colto.
Il testo è di Angelo Ruta, autore che sa di pittura e di musica, e che della psiche umana ha respirato nell’aria dell’ambiente familiare, ricavandone colto e raffinato sentire. Sa che una patologia disegna una condizione esistenziale. Ruta, che dello spettacolo è anche regista, ha una sensibilità capace di cogliere il senso sacro della vita, il senso del divino che ogni essere incarna ed esprime nella fragile condizione dell’esistenza.
Nella performance portata in scena, al testo parlato si affianca un altro testo, quello musicale, che al verbale si innesta completandolo, perché narra l’altro registro della mente, il registro dell’immaginario. Narra il tempo interiore, distillato dal tormento e dall’incanto. La musica di Stefano Battaglia non si limita a fare da cornice ma realizza contesto che assorbe la parola e la restituisce nell’emozione che essa vuole veicolare e la completa depurandola dal senso comune.
(…) La parola recitata è affidata alla voce e alla fisicità di Pietro Pignatelli, il cui talento gli ha consentito di non ingabbiarsi sulle stereotipie che dicono della pazzia, quanto piuttosto di dipingerla con amorevole empatia nella drammaticità che essa dà alla condizione dell’esistenza, mostrandola nella sua capacità amputante, nella sua potenza distruttiva, nell’irrompere del desiderio non addomesticato dalle norme del consorzio umano. (…)

 

MILANO – VAN GOGH ALL’OSCAR FRA COLORE E MUSICA

Mauro Coppola
Il Giornale 19/02/2002

 

Nessun quadro, nessuna diapositiva. I colori e le atmosfere di Vincent Van Gogh oggi (ore 21) al Teatro Oscar diventano le parole e le note dello spettacolo Vincent, colore e vita scritto e diretto da Angelo Ruta. Nessuna biografia, dunque, del geniale e tormentato pittore fiammingo. Qui la sua vita, in particolare l’ultimo anno (nel manicomio di Saint-Rémy) è solo lo spunto per mettere in scena l’universale sofferenza del genere umano.

Vincent, colore e vita è interpretato da Pietro Pignatelli e Angela De Matteo, mentre le musiche sono del pianista e compositore Stefano Battaglia. Scena scarna, quasi minimalista, per esaltare il monologo sulla vita del pittore. Il tutto alternato dalla musica narrante.
Lo spettacolo si inserisce nell’ambito del cinquantesimo anniversario della fondazione della Gioventù Musicale d’Italia, nata per promuovere la musica e i giovani musicisti. Non a caso sono giovani autori e interpreti.
“Lontano dall’idea romantica che assimila il genio e la follia afferma Angelo Ruta – mi sono avvicinato a Van Gogh cercando di raccontare la sua vicenda umana e la scoperta dirompente della pittura, l’emozione e lo stupore nei confronti della natura e della vita. Nella messinscena ho cercato una via emotiva, che è anche quella che mi corrisponde di più e che si adatta a uno spettacolo teatrale e musicale insieme”.

 

Gioventù Musicale presenta domani all’Auditorium un lavoro di Angelo Ruta fra pianoforte e recitazione
“VINCENT”, I COLORI DELLA VITA
Uno spettacolo esplora il dramma degli ultimi giorni di Van Gogh

L’Eco di Bergamo 03/05/2002

 

Vincent Van Gogh trascorse l’ultimo anno della sua vita in un ospedale psichiatrico, a Saint-Rémy, in Francia. Lo spettacolo di Gioventù Musicale d’Italia è ispirato proprio a questo delicato periodo biografico. Si tratta di una partitura teatrale “per un attore, un suonatore di piano e un servo di scena”. L’appuntamento con Vincent, colore e vita – questo il titolo dello spettacolo – è domani alle 21 all’Auditorium di Piazza Libertà.
Attraverso sette quadri, separati tra loro da altrettanti temi di improvvisazione musicale, si mette a nudo il “mondo a parte” dell’artista e la sua involontaria emarginazione, resa più dolorosa dalla volontà di comunicare.
Da un linguaggio intimo, emotivo (e a tratti disperato) nascono i dialoghi immaginari, le visioni, i pensieri sull’arte e suilla vita; e l’incontro dirompente con la natura, che sopravvive nella memoria quando la reclusione impedisce all’artista di dipingere all’aperto.
La scena è costituita da pochi oggetti, che evocano prima l’ospedale e poi la casa dell’artista; le luci colpiscono quasi sempre di taglio, come pennellate, per esaltare i chiaroscuri.
Vincent, colore e vita è stato scritto da Angelo Ruta per gli attori Pietro Pignatelli e Angela De Matteo, e il musicista Stefano Battaglia, ed è andato in scena per la prima volta nell’agosto dell’anno scorso, a Ragusa.
Lo spettacolo rappresenta un connubio tra musica e teatro, nella cornice di una scena essenziale, per esaltare il monologo di alta tensione lirica sulla vita travagliata e travolgente del pittore.
Angelo Ruta, il regista, è nato a Ragusa e vive a Milano, dove si è diplomato in Scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Brera; alterna l’attività di illustratore e grafico a quella di regista. Stefano Battaglia si è diplomato in pianoforte nel 1984 a Milano e ha partecipato come concertista classico a numerose rassegne italiane e europee. È stato anche premiato come miglior talento 1988 dalla rivista “Musica Jazz”. Pietro Pignatelli si è formato all’Accademia di Arte Drammatica del Teatro Bellini di Napoli e ha seguito il corso di dizione e fonologia della lingua italiana; è conduttore-attore del programma televisivo “L’albero azzurro” e partecipa alla serie televisiva “La squadra”. Angela De Matteo si è diplomata in danza classica e moderna all’Accademia dello Spettacolo diretta da Irma Cardano e Virginia Vincenti; in televisione partecipa alla soap opera “Un posto al sole”.

 

“Vincent, colore e vita”, partitura teatrale per un attore, un suonatore di piano e un servo di scena
SE LE PAROLE SI FONDONO CON LE NOTE
Lo spettacolo questa sera all’Auditorium di Piazza Libertà

Paola Palermo
Il Giornale di Bergamo 04/05/2002

 

A dimostrazione del fatto di quanto la musica, quale massima forma di espressione umana, possa integrarsi in tutte le manifestazioni di cultura, Gioventù Musicale d’Italia propone un unico e particolare spettacolo sulla multimedialità dedicato a Van Gogh, in programma questa sera all’Auditorium di Piazza Libertà (ore 21) dal titolo Vincent, colore e vita, in cui la musica diventa parola e le parole si fondono con le note.
Lo spettacolo, andato in scena in prima assoluta a Ragusa nell’agosto 2001, è imperniato sulla vita del pittore olandese e ripercorre il suo ultimo anno di vita, il 1890, trascorso in gran parte nell’ospedale di igiene mentale di Saint-Rémy, in Francia.
Attraverso sette quadri, separati tra loro da altrettanti temi di improvvisazione musicale, si mette a nudo il “mondo a parte” dell’artista e la sua involontaria emarginazione, resa più dolorosa dalla necessità di comunicare. Da un linguaggio intimo, emotivo, disperato, nascono i dialoghi immaginari, le visioni, i pensieri sull’arte e suilla vita, e l’incontro dirompente con la natura, che sopravvive nella memoria anche quando la reclusione impedisce all’artista di dipingere en plein air.
La scena è fatta di pochi oggetti, che evocano prima l’ospedale e poi la casa dell’artista; le luci la colpiscono quasi sempre di taglio, come pennellate.
Gli attori Pietro Pignatelli e Angela De Matteo, il pianista e compositore Stefano Battaglia e l’autore e regista Angelo Ruta hanno creato un quadro emotivo di grande pregnanza, che ruotando sul vissuto di Van Gogh ha messo in scena l’universale dell’umano esistere, dei sentimenti che lacerano ciascuno, del tempo interiore che tormenta come una morsa crudele, e di quello esteriore, contenente la vita che fugge e sfugge.

IL REGISTA
Angelo Ruta è regista (cinematografico e teatrale) e illustratore (per riviste e libri, esponendo proprie opere perfino a Tokyo). Ha esordito come sceneggiatore e co-regista del bellissimo “Epitaffio”, cui è seguita la regia di un altro bel corto (“Gli occhi aperti”) con il quale ha vinto ben due premi al XIV Torino Film Festival ed uno al I Genova Film Festival; è approdato al lungometraggio con il bel film “Animali felici” (1998).
In teatro, nel 2001, ha firmato “In pietra mutata ogni voce”, omaggio a Salvatore Quasimodo nel centenario della nascita. Tra gli interpreti c’era Pietro Pignatelli, noto al pubblico televisivo per essere stato “la spalla” di Luciano Pavarotti in un famoso spot pubblicitario. Nello stesso periodo, era nel cast dello sceneggiato “La squadra”. In teatro ha recitato ne “La confessione” di Manfrè e in alcuni spettacoli diretti da Renato Carpentieri. (d.r.)

 

LA VITA E IL COLORE DI VINCENT VAN GOGH

Danilo Ruocco
Il Nuovo Giornale di Bergamo 06/05/2002

 

Vincent, colore e vita di e per la regia di Angelo Ruta racconta l’ultimo anno di vita di Vincent Van Gogh, quasi per intero trascorso nella casa di cura per malati mentali di Saint-Rémy, in Francia.
Lo spettacolo allestito da Ruta è il risultato della perfetta fusione tra le parole del testo, i gesti mobilissimi ed espressivi di Pietro Pignatelli e la musica di Stefano Battaglia. Una musica – sia detto subito – che non è una colonna sonora né un orpello decorativo: è narrazione, al pari della parola. E tutto, nello spettacolo di Ruta, è funzionale al procedere del racconto; funzionale a trasmettere allo spettatore le emozioni, i ricordi, le speranze e le “teorie” di colui che per noi posteri è uno degli artisti più grandi dell’umanità, ma per i contemporanei era solo un emarginato, un pezzente, un poco di buono, un malato e, soprattutto, un fallito.
Ciò che Vincent racconta per bocca dell’assai bravo Pietro Pignatelli è già detto nel titolo dello spettacolo: ovvero la vita e il colore. Tutto ha colore e il colore è come la vita e la vita come il colore. Nessuna soluzione di continuità tra vita e arte e neppure, a causa della malattia mentale di Vincent, tra realtà e allucinazione.
Si diceva che la narrazione procede grazie sia alle battute del testo, sia alla musica: il bravissimo Stefano Battaglia ha, quando ciò era richiesto dalla storia, anche distorto il suono del suo pianoforte, per rendere palese la distorsione mentale del personaggio.
Da segnalare anche Angela De Matteo, che ha dato vita alle figure femminili in qualche modo importanti per il pittore. Ad Angelo Ruta il doppio merito di aver scritto il testo pensando ad uno spettacolo di teatro e musica e di averne curato, con sapienza, la regia.
Caldi applausi finali da parte del pubblico della Rassegna “Gioventù Musicale d’Italia” presente sabato scorso all’Auditorium di Piazza della Libertà.