Il mio posto è in un campo di grano

Il mio posto è in un campo di grano

 

Il mio posto è in un campo di grano

Partitura teatrale per un attore,
un suonatore di piano e un servo di scena,
liberamente tratto dalle lettere di Vincent Van Gogh al fratello Theo.

Scritto e diretto da Angelo Ruta.

 

Scritto e diretto da Angelo Ruta

  • Con Pietro Pignatelli
  • Stefano Battaglia
  • e con Angela De Matteo
  • Scene e costumi Giusi Digrandi
  • Direttore di scena Lillo Contino
  • Prodotto da Mariolina Marino per Gioventù Musicale d’Italia
  • Montaggio contributi audio Federica Pagnacco

Il mio posto è in un campo di grano è uno spettacolo di teatro e musica dedicato a Van Gogh, di cui ripercorre liberamente l’ultimo anno e mezzo di vita, trascorso in gran parte nell’ospedale di igiene mentale di Saint-Rémy, in Francia.

È suddiviso in sette quadri, separati fra loro da altrettanti temi di improvvisazione musicale.

La scena è fatta di pochi oggetti, che evocano prima l’ospedale, poi la casa dell’artista; le luci la colpiscono quasi sempre di taglio, esaltandone le ombre.

E’ stato scritto da Angelo Ruta per l’attore Pietro Pignatelli e il musicista Stefano Battaglia; è andato in scena per la prima volta, col titolo “Vincent, colore e vita”, a Ragusa, nell’agosto 2001.

                          

I PROTAGONISTI

  • Pietro Pignatelli è attore, cantante e ballerino.
    È stato tra i protagonisti dei musical “Scugnizzi” di Mattone e Vaime, con le coreografie di Landi, “Eppy, l’uomo che ha costruito il mito dei Beatles” di Romy Padovano e “Pinocchio”, diretto da Saverio Marconi e con le musiche dei Pooh.
    Per Rai 1 è stato conduttore-attore del programma televisivo “L’albero azzurro”; ha partecipato inoltre come attore alla serie televisiva “La squadra” e come cantante al programma “La canzone del secolo” di Pingitore e Baudo.
  • Stefano Battaglia si è diplomato in pianoforte nel 1984 e ha partecipato a numerose rassegne italiane ed europee proponendo un repertorio bachiano e il “Fitzwilliam Virginal Book”.
    Nel 1986 ha ottenuto il premio come miglior interprete dell’anno al Festival J. S. Bach a Dusseldorf. Nel 1991/92 si è esibito come solista dell’Orchestra Giovanile Europea a Barcellona e ha fatto parte della Grande Orchestra dell’AMJ.
    Nel 1998 è stato premiato come miglior talento del circuito jazzistico.
    Attualmente suona in solo, in duo con i percussionisti Michele Rabbia, Pierre Favre e Tony Oxley, in trio con Paolino Dalla Porta e Fabrizio Sferra, e nel quartetto Chamges.
    Ha fondato Triplicity con il violinista Dominique Pifarély.
    Nel 1997 la Radio Svizzera Tedesca gli ha dedicato una serie di trasmissioni radiofoniche culminate con la produzione di cinque album per l’etichetta Splash.
    Nel 1999 per Symphonia ha registrato alcune solo-performance raccolte in sei CD dal titolo “Esalogia dell’abside”.
    Nel 2000 ha intrapreso con Theatrum (l’organico orchestrale del laboratorio permanente di ricerca musicale che tiene a Siena dal 1996) la registrazione dei 56 sonetti a Orfeo del poeta Rainer Maria Rilke, trasposti in musica a partire dal 1990. Ha infine dato avvio a una serie di registrazioni in trio dedicate al grande repertorio jazzistico denominate “The Book of Jazz”.

NOTA DELL’AUTORE

Vedo una foto di Van Gogh a diciannove anni, un contadino robusto e ventoso, coi capelli scombinati e un certo piglio rivoluzionario; poi lo vedo in uno degli ultimi autoritratti, trasformato in un groviglio di nervi, ossuto e con due occhi spalancati. Ciò che separa queste due immagini è una vita (breve) di intenti non realizzati, di fallimenti e di incomprensioni.

Lontano dall’idea romantica che assimila genio e follia, mi sono avvicinato a Van Gogh cercando di raccontare la sua vicenda umana, la scoperta dirompente della pittura, l’emozione e lo stupore nei confronti degli altri, della natura e della vita.

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